Di vino… in vino, a spasso per la Toscana.

12348083_10206686918624392_656275454043847767_nEccomi di ritorno dalla mini vacanza in Toscana, che di mini ha avuto solo la durata perché per il resto è stato un weekend non propriamente economico ma veramente soddisfacente, sia per le cantine visitate che per il cibo e, ovviamente, per il vino.
Ma comiciamo dall’inizio…data della partenza, sabato 5 dicembre, con tutta calma alle 9 della mattina, io e mio marito abbiamo imboccato l’autostrada, destinazione finale…Bolgheri !
Dopo un paio di pit stop per sgranchire le gambe e bere un caffé tonificante, siamo giunti nella patria dei Supertuscan, così denominati quei vini toscani che non rientrano nei parametri delle DOC o DOCG in quanto non utilizzano uve esclusivamente locali ma anche di taglio bordolese, un’idea nata dalla colalborazione tra il Marchese Mario Incisa della Rocchetta e l’enologo Giacomo Tachis, che vollero dare un nuovo slancio ai vini toscani conferendogli delle note internazionali. Il primo con cui si inizia realmente a parlare della tipologia dei supertuscan fu il Tignanello, inizialmente considerato un vino da tavola, nato come un esperimento, un blend di Cabernet Sauvignon e Sangiovese, ma che si rivelò ben presto molto più che un IGT, superando di gran lunga molti vini Doc o le tanto rinomate « riserve ».

La Toscana però non è solamente vino, ma anche cibo, natura e importante culla della civiltà italiana che ha dato i natali a Leonardo da Vinci, motivo in più per non sprecare la giornata solo viaggiando e ci siamo fermati a Vinci per un po’ di cultura nazionale con un giro al museo di Leonardo, appunto.
Essendo però un tour enogastronomico il nostro primo obiettivo, non potevamo non sostare in un’enoteca per iniziare ad integrarci nella zona con un assaggio, e il primo conseguente acquisto, di Chianti Classico prodotto dalle Cantine Vinci, nate nel 1961 e che ad oggi possono contare 200 soci che gestiscono 750 ettari di vigneti nel Chianti e a Montalcino. Un’azienda nata da appena trenta viticoltori con una forte e condivisa passione per il vino che nel tempo sono cresciuti sempre più, ottenendo diversi premi con i loro vini.

Dopo la breve deviazione ci siamo rimessi in cammino e verso sera abbiamo raggiunto la nostra destinazione, il tempo di sistemare la valigia e via alla ricerca di un’osteria tipica toscana che abbiamo trovato a Guardistallo, un paesino vicino a Casino di Terra dove soggiornavamo. E come volevasi dimostrare, la Toscana non delude mai…all’osteria Pinzagrilli, che consiglio a chiunque si trovi a passare da quelle zone, ci hanno accolto simpaticamente ma dispiaciuti che, non avendo tavoli liberi, avrebbero dovuto spostarci nell’enoteca…non vi dico la mia gioia nel poter gustare una cena squisita innaffiata da calici di Brunello e Chianti e circondata dalle leggendarie bottiglie. Un breve accenno per quanto riguarda la cena, perché per la prima volta abbiamo assaggiato il piccione lardellato (vedi in foto)12310573_10206678776180836_5992483233549724694_n, una vera leccornia, un piatto particolare che non si trova facilmente, lo staff è veramente gentile e disposto a soddisfare qualsiasi curiosità e il prezzo tutto sommato nella media.

Il giorno seguente ci siamo inoltrati nelle dolci colline tra San Giminiano e Volterra e finalmente, ad ora aperitivo, ci siamo diretti a Bolgheri, un piccolo borgo che sembra uscito da una favola, dove avevamo programmato di fermarci per una degustazione alla famosissima Enoteca Tognoni. Purtroppo, essendo un ponte di festa per tutti, molte cantine della zona di Bolgheri e non solo, erano chiuse, per cui era impossibile visitarle, ma ciò non ci ha impedito di raggiungere il nostro obiettivo!!!
L’Enoteca Tognoni è un raro caso di enoteca, anche se altre stanno iniziando a fare la stessa cosa, che da’ la possibilità di poter assaggiare bottiglie di un certo « spessore » alla mescita ; non solo, si può trovare anche il mezzo bicchiere, ovvero 5cl di vino che, dato il costo del classico calice ( 26 euro per un Sassicaia o un Ornellaia ), non è una scelta da escludere.
L’emozione di poter bere alcuni tra i vini più rinomati d’Italia è stata grande, avevo molte aspettative e la sensazione era la medesima di quando da bambina si aspettava la mattina di Natale per scoprire cosa c’era dentro a tutti quei pacchi che per giorni erano rimasti sotto l’albero.
Mi e vi risparmio i tecinicismi riguardanti i singoli vini, anche perché, al di là delle preferenze personali che ognuno può avere, sono tutti ottimi prodotti, ognuno con la propria storia, anzi, con la sua leggenda, perché stiamo parlando di vini mitilogici, vere e proprie stars dell’ambiente vinicolo, tanto che quasi quasi vien da chiedersi se esistano davvero o se quelcuno li ha mai bevuti veramente!
E finalmente è arrivato anche il mio momento, tra l’emozionato e l’intimorito mi sono decisa a chiedere il primo vino, ovviamente non potevo che cominciare dal Sassicaia, da tutti definito come il più elegante e raffinato dei Supertuscan, intenso e complesso che invade i miei sensi sia dal punto di vista olfattivo che gustativo, così avvolgente da inebriarmi.
In un certo senso è come quando desideri fortemente poter conoscere il tuo cantante preferito, ma quando te lo trovi di fronti resti completamnete impalata senza proferir parola (cosa che per altro mi è capitata sul serio), e così è stato col Sassicaia e con gli altri a seguire. Se col Sassicaia sono rimasta allibita appunto, con l’Ornellaia ancor di più dato che, nonostante il primo venga forse maggiormente decantato, io ho preferito nettamente il secondo, definito più « grezzo », ma a parità di annata, il 2012 (ovvero l’ultima uscita perché aprire le bottiglie antecedenti costerebbe troppo!), e sapendo che entrambi possono evolvere negli anni, l’ho percepito a mio gusto più pieno e completo nel momento in cui l’ho assaggiato.
Ho proseguito con un Guado al Tasso di Marchesi Antinori, un Paleo della Tenuta agricola Le Macchiole e un Castello Bolgheri dell’omonima cantina e tutti mi hanno ammaliato, come a voler rispettare la reputazione che da sempre li rende famosi nel mondo ed è impossibile degustarli senza farsi trascinare in un continuo turbinio di sensazioni visive, olfattive e gustative che ti conducono in un viaggio extradimensionale grazie ai profumi di frutta, spezie e legni di mondi lontani.
L’emozione di aver incontrato questi vini è stata molta, ero quasi agitata all’idea di potermi togliere finalmente questa soddisfazione ed è stato davvero appagante coccolarsi con questi vini, pur non essendo un’addetta ai lavori ma solo una degustatrice davvero appassionata.
Una delle cose che più mi ha divertito, inoltre, è stato quando il sommelier mi ha chiesto se al vino volevamo accompagnare qualcosina da mangiare come aperitivo o come merenda, dove la merenda, che per me è normalmente costituita da thè e biscotti al massimo, era un tagliere enorme con ogni tipo di salumi e formaggi locali…cosa ho scelto? La merenda (vedi foto)12308430_10206678780700949_5036929070997751004_n, ovviamente, con la quale però abbiamo praticamente cenato!

Terzo giorno, il giorno delle visiste programmate, dove all’amore per il vino ho potuto coniugare la passione per l’arte e l’archittetura…già, perché non siamo andati a visistare delle semplici cantine ma dei veri e propri monumenti al vino e alla sua lavorazione.
La prima cantina in questione è stata quella di Petra, collocata nella zona di Suvereto e di proprietà del signor Moretti, altresì proprietario delle cantine Contadi Castaldi e Bellavista in Franciacorta, e costruita dall’architetto Mario Botta.
La cantina, la più recente delle tre in quanto costruita tra il 2001 e il 2003, è una vera e propria costruzione avveniristica, caratterizzata da una struttura molto particolare, un cilindro sezionato in obliquo, che segue il movimento verso l’alto della collina nella quale sembra come essere incastrata.

12345524_10206689580930948_5927005079989929082_nAl centro si posiziona una scalinata, al di sotto della quale vi si trovano i serbatoi per la vinificazione, illuminati dalla luce naturale, ma non diretta, del sole che penetra attraverso le fessure ai lati della suddetta scalinata, tutta costruita con la nostra pietra di Prun di Verona per la precisione. La cantina è stata costruita in questa specifica zona perché , nonostante fosse poco vitivinicolizzata, sulla base di studi precedenti avevano concluso che il terreno fosse molto simile a quello di Pomerol, un comune francese nell’Aquitania, famoso per la produzione del vino Château Petrus, e non solo…ma anche il taglio completamente bordolese dei suoi vini. Anche l’interno della cantina non smette di stupire, un articolarsi di sale illuminate da luci colorate soffuse che illuminano il cammino attraverso le barriques e le botti fino a giungere al cuore della cantina stessa, dove si può letteralmente toccare la terra e la roccia in cui affondano le radici i vigneti sovrastanti. 11202121_10206689583771019_1208103837029663266_nLa cantina, bella, funzionale, moderna, circondata da un meraviglioso panorama, ha ospitato anche una mostra del famoso fotografo Oliviero Toscani sul cibo e gli uomini che stanno dietro ai prodotti della terra. Un connubio di arte, architettura e vino che vale la pena visitare e, non da ultimo, la degustazione finale dei vini della cantina, nello specifico Hebo, Potenti, Alto e Petra, quattro vini rossi che, dal primo all’ultimo, sprigionano sentori di spezie più o meno marcate, in quanto tutti fanno invecchiamento in legno. Ma è nel Petra, il vino top della cantina, che si ritrova la maggior espressione della ricerca di questa cantina ; Cabernet sauvignon e Merlot, due vitigni adatti a questo terreno che ripropongono nel vino un particolare equilibrio tra acidità e sapidità e che rivela profumi di marasca, frutti neri e caffé, persistente sia all’olfatto che in bocca.

12345485_10206689579970924_6011600607673999962_nLa degustazione si è svolta in un’atmosfera molto familiare, chiacchierando con gli altri visitatori e il Signor Maggi, colui che ci ha accompagnato nella visista, che oltre ai vini ci ha deliziato con taglieri di prosciutti e formaggi, alcuni dei quali prodotti sempre dal signor Moretti.
Posso sinceramente dire che non si tratta solo di una cantina bella e molto particolare, ma anche i vini hanno consolidato quelle che erano le mie aspettative di partenza, piuttosto alte data la fama di Petra.
La seconda cantina doveva essere Cinelli Colombini, una cantina creata da una donna e gestita totalmente da persone di sesso femminile, una cantina che mi interessava anche dal punto di vista antropologico ma che purtroppo si è rivelata troppo distante da dove eravamo, quindi abbiamo dirottato a Rocca di Frassinello (non che ci sia andata male, anzi!), la cantina progettata da un altro famoso architetto, Renzo Piano.

12308426_10206689586851096_1847542830624510835_nIn questo caso si tratta di una join venture italo-francese, una collaborazione nata tra Paolo Panerai ( fondatore di Class Editori e direttore di Milano Finanza ), proprietario anche di diverse aziende chiantigiane tra cui anche Castellare di Castellina, con il suo celeberrimo I Sodi di San Nicolò, e Domaines Barons di Rothschild-Lafite, la cantina francese più rinomata al mondo grazie anche al suo Château Lafite, al fine di rinnovare e riportare in auge la zona del Chianti, messa un po’ da parte negli anni 90 a favore di altre zone più facili all’espansione e alla coltivazione di vigneti, nonostante sia storicamente la prima zona vinicola ad essere delimitata e definita secondo una legge e quella che forse ha reso più famosa la Toscana all’estero. Un’altra curiosità è il fatto che i celebri vini di queste aree si suddividono in diverse denominazioni proprio in base alla zona di produzione interna alla regione, ovvero sono tutti Chianti e tutti riconosciuti Docg, ma quelli prodotti nella zona tra Firenze sud e Siena nord, la zona più antica, vengono definiti Chianti classico, gli altri, prodotti in un’area che comprende sette zone (Colli Aretini, Colli Senesi, Colli Fiorentini, Colline Pisane, Rufina, Montalbano e Montespertoli), sono chimati solo Chianti.
La cantina, che si trova proprio nella zona del Chianti Classico, si nota già arrivando dalla strada, perfettamente inserita nel contesto delle colline toscane anche per i colori che richiamano quelli della terra e dei vigneti e di primo impatto, ciò che stupisce, è proprio la sua semplicità ed essenzialità, dove la luce e l’aria la fanno da padrone..
Una volta iniziata la visita, diventa evidente la sua linea di pensiero…semplicità e funzionalità ; l’enorme terrazza che circonda la sala degustazioni costituita da enormi vetrate e che offre una magnifica vista sulle colline circostanti, è in realtà la zona di lavorazione delle uve per la cui vinificazione si sfrutta la forza di gravità, ovvero vengono fatte cadere dall’alto per non stressarle meccanicamente.
La terrazza è sovrastata da una torre sulla quale brillano tre specchi rotondi, chiaramente utilizzati per riflettere la luce del sole, ma il loro vero scopo lo si capisce solo una volta scesi al piano inferiore, nella barricaia, costituita da ben 2.500 barriques,12310662_10206689587651116_6002263357449628876_n che poi è il nucleo centrale di tutta la cantina, dove le barriques appunto sono disposte in file lungo i quattro lati della sala, su dei gradoni che a scalare scendono verso il centro della stanza come a formare un ring. Entrando lo spettacolo che appare è qualcosa di unico, che resta impresso a lungo nella mente ma è nel momento in cui si raggiunge il centro che pare di stare su un palcoscenico dove gli spettatori sono le botti, che come dei grandi occhi ti osservano. Ed è li che nei giorni di sole, aprendo la botola sul soffitto, entra il raggio riflesso dagli specchi sulla torre che formano un occhio di bue, rendendo ancor più spettacolare tutto l’insieme. Nella cantina vi si trova anche una piccola mostra di reperti etruschi che testimoniano l’usanza di creare e bere vino a quel tempo e che sono stati trovati scavando nella zona della cantina.
Anche in questo caso la visista è terminata con un’ottima degustazione nella sala a vetri superiore alla luce del tramonto, bevendo i loro vini di punta, Poggio alla Guardia Vigne Alte, l’Ornello, Le Sughere di Frassinello, e Rocca di Frassinello. IMG_0973Purtroppo non ci hanno fatto assaggiare il Baffonero, la loro più recente cerazione, un 100% merlot, nel tentativo, come da loro dichiarato, di creare un corrispettivo più economico del Masseto.
Insomma, due esempi di cantine moderne e pratiche, che utilizzano tecniche di vinificazione che si rivolgono al passato, come appunto la caduta dall’alto dei grappoli che sfrutta la forza di gravità, un metodo praticato ai tempi in cui non esistevano i macchinari che abbiamo oggi per la lavorazione delle uve al fine di non stressarle e garantire dei buoni vini, entrambe sono inoltre integrate nell’ambiente circostante, dove natura e arte si intersecano alla perfezione.
E giusto per non farsi mancare nulla, prima di tornare al B&b, abbiamo fatto tappa nell’incantevole e arroccato paesino di Suvereto, a pochi chilometri dalla cantina Petra, dove siamo incappati nella sagra del cinghiale, quale occasione migliore per poter assaggiare i piatti tipici a base di questa carne ? Giornata intensa e piena ma decisamente soddisfacente.

12308416_10206692771730716_3426897749631132187_nEd eccoci arrivati all’ultimo giorno, martedì 8 dicembre, il momento di riprendere la via verso casa era giunto, ma per non smentirci, ci siamo fermati anche alla Cantina di Antinori nel Chianti Classico a Bargino, una cantina che sembra essere un incrocio tra un museo e un atelier del vino; maestosa, incastonata nella collina come una pietra preziosa, l’ennesimo esempio di archittetura moderna nell’ambito vitivinicolo assolutamente riuscito.
Disgraziatamente, già prima di partire, i posti per le visiste guidate erano terminati, per cui abbiamo potuto godere della zona degustazione e naturalmente della visione esterna della cantina, dove però si trova una scala a chiocciola enorme che dai parcheggi porta fino al ristorante sulla sommità della collina. Non si poteva certo lasciare la Toscana senza aver degustato un paio di vini della cantina Antinori, e per non sbagliare abbiamo assaggiato altri due vini top, il Tignanello, nato dal genio dell’enologo Giacomo Tachis, e il Solaia, entrambi bandiere dell’eccellenza Antinori.

IMG_1017E con questa cigliegina sulla torta abbiamo terminato il nostro super viaggio in Toscana, alla ricerca dei grandi vini e delle futuristiche cantine, deliziandoci coi prodotti locali e sorseggiando le leggende del mondo vinicolo…una gita fuoriporta che consiglio a tutti.

E quindi non mi resta che salutarvi e aspettarvi al prossimo articolo !!!

 

Buone feste e….cin cin !!!

M.R.